(di Giorgia Iannelli) Il giorno dell’Epifania a Bordonaro, piccola frazione di Messina, si svolgono due singolari spettacoli che costituiscono dei veri e propri rituali di carattere apotropaico e propiziatorio. Si tratta della scalata del pagghiaru e della pantomima u cavadduzzu e l’omu sabbaggiu.
Quello del pagghiaru è un antico rituale che venne introdotto nell’XI secolo dai monaci basiliani provenienti dall’Armenia per celebrare il battesimo di Gesù. Tuttavia, come per molte altre celebrazioni cristiane, questo rito affonda le sue radici in epoca precristiana, trovando le sue origini nelle feste agrarie che servivano a propiziare la fecondità della terra.
U pagghiaru ricorda una sorta di grande albero natalizio: è un’alta struttura a forma di capanna sorretta da un palo lungo circa nove metri e sormontato da una croce. Esso viene preparato qualche giorno prima dell’Epifania: sul palo eretto viene assemblata una “crucera”, una struttura a forma di ruota realizzata incrociando quattro tronchi d’albero all’interno di un cerchione di ferro. Su tale struttura viene poi montato una sorta di telaio realizzato con pertiche e verghe tra loro intrecciate e che viene a sua volta rivestito con rami di corbezzolo o di acacia. Infine il tutto viene addobbato conarance, mandarini, limoni, ciambelle di pane azzimo, fiocchi di cotone e tondini di cartone colorati e sulla sommità viene posta una croce ricoperta anch’essa di vari alimenti: arance, salsicce, ciambelle e così via. È questa croce a costituire il premioda conquistare.
Al segnale gli “assalitori”, accompagnati dal suono delle zampogne, cominciano ad arrampicarsi per conquistare la croce e, a vittoria ottenuta, u pagghiaru viene spogliato dei suoi beni che vengono lanciati sulla folla, con chiara funzione augurale.
Dopo il rito del pagghiaru, la folla si sposta nel sagrato della chiesa per assistere ad un’altra cerimonia, quella del cavadduzzu e dell’omu sabbaggiu, una sorta di pantomima ballata e insieme di spettacolo pirotecnico che vanta anch’esso origini molto antiche: u cavadduzzu rappresenta il cavallo che il re Ruggero domò e su cui sarebbe entrato a Messina dopo aver sconfitto i Saraceni, mentre l’omu sabbaggiu rappresenta chiaramente l’infedele. Si tratta dunque della rappresentazione della lotta tra bene e male. I due “attori” sono collocati all’interno di due grandi intelaiature di legno, di cui una a forma equina, l’altra a forma di parallelepipedo, a fare da “corazza” per il sabbaggiu provvisto anche di elmo, lancia e scudo. Tali intelaiature sono ricoperte di petardi,fiaccole e fontane di fuoco che scoppiano e bruciano mentre i due nemici si scontrano eseguendo una sorta di danza accompagnata dalla musica della banda. I petardi del cavallo sono gli ultimi ad esaurirsi, a simboleggiare la vittoria del re cristiano sul saraceno, la vittoria del bene sul male.
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2015 Prodotto da Edigma | Testata registrata presso il Tribunale di Palermo, n.18 del 05/11/2013 ISSN 2783-3242 P.iva 05077510823