(di Alessia Boschetti) Il fico d’India, cactacea originaria delle Americhe, è ormai diventato parte dell’ambiente siciliano. Coltivato soprattutto nelle aree dell’Etna, di Santa Margherita del Belice e al confine tra le province di Catania, Enna e Ragusa, produce frutti rinfrescanti e ricchi di zuccheri.
Chi direbbe che questa cactacea, che i botanici chiamano Opuntia ficus indica, tanto familiare nel paesaggio mediterraneo, solo 4-5 secoli fa non c’era? Infatti è stata importata dalle Americhe e si è ambientata così bene nell’ambiente siciliano che ha trovato un posto importante anche nel cuore e nella abitudini della gente. E’ infatti un piatto di fichi d’India già è pronti e spellati, la prima cosa che le famiglie siciliane offrono agli ospiti che scendono dal Nord. E, dall’altra parte, questo frutto nelle regioni continentali viene associato all’immagine della Sicilia. Il fico d’India è un frutto ricco di zuccheri (18% nel succo) e rinfrescante. La pianta è assai curiosa: quelle grandi pali verdi, carnose e spinose, sono i rami, non le foglie che, invece, sono minuscole (appena qualche millimetro) ed effimere. I frutti di vari colori maturano in agosto, ma alcuni di essi vengono eliminati prima (e l’operazione si chiama scozzolatura) in modo da avere una seconda fioritura che garantisce una fruttificazione anche autunnale, quella dei così detti bastardoni, più pregiati perché con meno semi. Ci sono tre aree in Sicilia dove la coltura del fico d’India è più sviluppata. La prima è quella dell’Etna, situata sul versante interno del vulcano (Biancavilla, Adrano, Belpasso, Bronte). La seconda è quella di Santa Margherita del Belice e territori limitrofi, in particolare in comune di Menfi; l’ultima è al confine tra le province di Catania, Enna e Ragusa, a San Cono, un piccolo comune non lontano dal celebre centro archeologico di Piazza Armerina. Oltre che per il consumo fresco, il fico d’India è usato anche per dolci al cucchiaio, gelati, succhi e persino per fare frittelle con le bucce. Oggi il consumo, un tempo limitato per paura delle spine, è facilitato perché nelle zone di produzione i centri di lavorazione si sono attrezzati con macchine despinatrici, per cui il frutto fresco è immesso nel mercato quasi del tutto glabro.
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2015 Prodotto da Edigma | Testata registrata presso il Tribunale di Palermo, n.18 del 05/11/2013 ISSN 2783-3242 P.iva 05077510823